Giacomo Poretti

 

La Bibbia non è stato il primo libro che ho letto e nemmeno il primo che mi hanno regalato. I miei genitori mi hanno regalato diversi libri fin da quando ho cominciato a frequentare la prima elementare. Mi hanno regalato i “Promessi Sposi”, mi hanno regalato “Le mie prigioni”. Ad un certo punto mi sono domandato: “Chissà che cosa ho fatto di male per regalarmi questi libri…”. Però i miei genitori, benché fossero degli operai, avevano a cuore l’idea che io potessi studiare e che mi potessi appassionare ai libri. Non furono che i regali più belli, secondo me.

Il libro della Bibbia è arrivato molto più in là nella mia vita, è arrivato verso i quarant’anni. Ovviamente lo conoscevo e lo evitavo accuratamente. Quando andavo in libreria o quando lo vedevo per casa. Già l’imponenza del volume e quello che immaginavo che c’era scritto me lo faceva tenere lontano. Ma poi a un certo punto l’ho preso in mano ed ero già su una strada di avvicinamento verso la conoscenza di “quel signore” lassù di cui non si può dire il nome. Ad un certo punto ho cominciato a leggerlo e casualmente, ma niente è casuale nella vita, soprattutto nella Bibbia, mi sono imbattuto nella storia di Davide e Betsabea. Una storia straordinaria, che adesso non c’è il tempo qui per sintetizzarla e per dirvi quello che mi ha lasciato: mi ha colpito quella brevità di quelle due pagine che avevano la rapidità di un romanzo giallo, quasi di un romanzo d’azione e la profondità di un romanzo dell’ ‘800 con uno scavo psicologico dei personaggi. Mi sono detto: “Quella sarà l’unica storia così interessante nella Bibbia, il resto saranno tutte…”. In realtà no, sono andato indietro e ho letto la storia di Saul, sono andato avanti e ho letto come è andata poi a finire e come è morto Davide e poi Salomone e poi sono ritornato di nuovo indietro e mi sono detto: “Ma andiamo avedere come se lo sono immaginati questi compilatori della Bibbia l’inizio dell’umanità”. Beh, la storia di Abramo, di Isacco e di Giacobbe sono storie straordinarie. Insegnamenti straordinari: come ingannava Giacobbe suo fratello non c’è nessuno, veramente un gran…. Sappiamo che la madre fu una santa donna, però…

E tante altre storie, veramente straordinarie, e quindi non tutte le sere lo apro, ma ci sono delle sere in cui veramente sono attratto e quasi sempre la apro a caso e mi soffermo sul passo che ne è venuto fuori. E devo dire che mi dà nutrimento perché quelle storie lì sono delle indicazioni per la propria vita, per la vita di tutti i giorni, per la vita di coppia, per il rapporto lavorativo e forse anche per la mia professione, che in qualche modo ha a che fare con la creatività, con la bellezza. Non so dirvi in maniera diretta però in qualche modo in maniera sotterranea della Bibbia se ne viene fuori con un’immagine di bellezza, con una nostalgia di bellezza che ogni giorno si cerca di replicare quella bellezza che c’è nella Bibbia e di conseguenza anche nel creato.

 Giacomo Poretti